Tre giorni a cavallo attraversando le montagne del Kirghizistan per raggiungere il lago Song-kul. Un’esperienza da vivere.

Hai mai pensato di cavalcare a 3000 metri per raggiungere un lago di alta montagna in Asia centrale?
Io non ci avevo mai pensato!
Inizialmente ero titubante e timoroso di cadere o di non riuscire a portare a termine l’avventura, ma come per ogni avventura è necessaria sempre una buona dose di adrenalina per rimanere sul pezzo e perseguire il proprio scopo.
A fine aprile, il lago Song-kul è ancora ghiacciato e incastonato in una valle tra le montagne del Kirghizistan a un’altitudine di poco superiore ai 3000 metri.
Ci sono tre possibilità per raggiungerlo: a piedi, in auto o a cavallo.
Durante questa stagione, a causa del clima, salire col cavallo è l’unica opzione praticabile. E l’esperienza è davvero epica.

Primo giorno: Gli Horsemen
Abbiamo incontrato le nostre guide e i nostri cavalli nel villaggio rurale di Dzhangyaryk, ma prima di intraprendere un’avventura così lunga, avevamo bisogno di fare rifornimento, di pranzare. Zamira è stata incredibilmente ospitale e ci ha preparato un tipico pranzo kirghiso, completo di gelatine, biscotti, dolci, pane, caramelle e insalate. Più lei era ospitale con noi, più gentile sarebbe stato il suo destino.
Zamira ci ha servito una zuppa di cipolle, gnocchi di patate, un piatto di patate tagliate a pezzetti con cipolle e una deliziosa salsa, e ci ha offerto da bere tè verde e nero. Tutto in abbondanza e tutto sfoggiando un simpaticissimo sorriso che ci ha fatto sentire come a casa.
Pensavo che cavalcare fosse più impegnativo, di fatto il vero problema era più che altro il disagio che sentivo nei glutei (diciamo proprio dolore!) e nell’area sacrale. Tuttavia, la bellezza di essere a stretto contatto con la natura e di stabilire un legame di comunione con il cavallo ha più che compensato il dolore ai piani bassi. Dopo un po’, io e il cavallo abbiamo cominciato a capirci e l’armonia è stata totale. Il mio cavallo, Karaghel, o “Chupito”, il soprannome che gli ho dato, era particolarmente lento in pianura e in discesa, ma recuperava rapidamente il terreno perduto superando tutti gli altri compagni di squadra di fronte a una salita.
Chupito ha guadagnato un dieci e lode direi e la mia ammirazione.
Il viaggio verso il lago Song-kul è durato due giorni, con un giorno in più necessario per il viaggio di ritorno. Il sentiero attraversa inizialmente una zona agricola con campi che digradano rapidamente verso il il declivio della montagna vero e proprio, che sale gradualmente di quota. Cavalcare a passo lento è rilassante e nel giro di mezz’ora inizi a connetterti con l’animale. È stata un’esperienza di tre giorni di apprendimento e scoperta reciproca.
La casa del pastore

Nel primo pomeriggio, abbiamo attraversato un paesaggio montano con poca vegetazione sotto ad una pioggerellina che di tanto in tanto lasciava il posto a un barlume di sole.
Con il passare della giornata, il cielo si è schiarito e siamo stati benedetti da un sole pieno che ci ha permesso di assistere a un tramonto mozzafiato. Eravamo appena arrivati alla casa del pastore dove avremmo passato la notte.
La casa del pastore era a 2500 metri di quota ed è qui che abbiamo trascorso la prima sera e la prima notte.
Mentre il sole scendeva dietro le montagne, proiettando nel cielo un bagliore rosa e arancione, le nostre guide e i due pastori che ci ospitavano iniziarono a preparare la cena.
Il Kirghizistan è noto per la sua cucina semplice ma genuina, fatta di alimenti base come patate, cipolle, pane fatto in casa, insalate e tanti dolci che, come per Zamira, ci venivano offerti come simbolo di buon auspicio.
Mentre scendeva la notte e la temperatura esterna precipitava vicino allo zero, abbiamo trovato calore e relax all’interno della casa, grazie alla stufa che era stata accesa in precedenza.
Il secondo giorno e il Tzu-Ashuu pass
Dopo la colazione del secondo giorno, abbiamo intrapreso la nostra scalata al passo Tuz-Ashuu. Il mio fidato cavallo, Karaghel, aveva una particolare affinità per l’arrampicata, e senza sforzo ha aperto la strada, ispirando i suoi compagni a seguire il suo esempio e stabilendo il ritmo per il gruppo. Una volta raggiunta la cima, siamo stati accolti da un panorama maestoso. Immagina una valle dominata da un lago ghiacciato, l’aria frizzante di montagna che accarezza le nostre guance, una vasta distesa di neve che si estende in ogni direzione, il vivido cielo azzurro e soffici nuvole bianche all’orizzonte, incastonate tra le cime delle montagne circostanti che abbracciavano il lago sui quattro lati.
Mancava solo un’ora alla nostra destinazione: siamo scesi nella neve, completamente immersi nell’incantevole bellezza di quel paesaggio maestoso, affidandoci alla forza e all’agilità dei nostri destrieri.
Il campo di iurte

Le yurte, realizzate in legno e feltro, sono tende circolari tipicamente costruite dalle popolazioni nomadi. Sono isolate per mantenere una temperatura confortevole e proteggere dagli elementi atmosferici. La nostra yurta, che era abbastanza spaziosa, era dotata anche di una stufa sia per cucinare che per riscaldare l’ambiente.
Abbiamo finalmente raggiunto l’accampamento delle yurte, dove le nostre guide hanno affrancato i cavalli e lasciandoli liberi di pascolare intorno all’accampamento e al lago. Finalmente dopo le fatiche dell’ascesa.
Mentre il caldo sole pomeridiano continuava a essere alto nel cielo blu infinito, nonostante le temperature gelide, ci siamo rilassati e ci siamo goduti la pacata e tranquilla atmosfera.
La sera abbiamo cenato nella yurta, sorseggiando vodka fatta in casa prima di andare a dormire.

Una delle mie esperienze più belle della mia vita
Il giorno seguente, il nostro ritorno alla civiltà mi ha lasciato con una sfumatura di tristezza, poiché l’esperienza è stata assolutamente affascinante e unica. Mentre scendevamo dalla vetta della montagna, con Karaghel che frenava premendo contro la gravità sulla neve e sulla terra, ho cominciato a provare nostalgia per l’incredibile bellezza di quell’angolo remoto ed epico della terra.
Non c’è modo di descrivere la libertà che si prova a contatto con un animale, il cavallo, che in quel momento diventa un fedele amico in stretta connessione. E la grandiosità di un ambiente così aspro e lontano e la comunione con la natura e madre terra.
Il Kirghizistan è stato soprattutto questo e il Song-Kul Lake è di certo una delle esperienze più speciali che ho mai avuto la fortuna di vivere.
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