“EAGLE HUNTING” TRA LE POPOLAZIONI NOMADI DELL’ASIA CENTRALE

Salavat e Arslanbek fanno rivivere la tradizione delle popolazioni nomadi col loro premiato “Eagle Hunting Show

Eagle Hunting – Kirghizistan

Da secoli, nelle regioni dell’Asia Centrale, le comunità nomadi hanno preservato l’antica tradizione kazaka della caccia con l’aquila reale, tramandandola di generazione in generazione. Gli abili “Eagle Hunter” sono conosciuti come búrkitshy. Durante i mesi estivi, queste famiglie si spostano alla ricerca di pascoli rigogliosi per nutrire il loro bestiame, ma quando l’inverno arriva e la pelliccia delle prede diventa più spessa, sfruttano le nevicate per cacciare con le loro maestose aquile reali.

Un forte legame

Il legame tra il cacciatore e l’aquila inizia nel momento in cui i cacciatori catturano i piccoli aquilotti dal loro nido, approfittando del momento in cui la madre è alla ricerca di cibo. Solo le aquile femmine vengono utilizzate per la caccia, poiché sono naturalmente più grandi dei maschi, con un’apertura alare che può raggiungere i 2,5 metri, ma soprattutto perché le femmine sono cacciatrici più feroci.

Prima che le aquile siano pronte per la caccia, devono essere addestrate per anni. L’addestramento comprende una serie di esercizi che, nel corso degli anni, creano un legame molto intimo tra il cacciatore e l’aquila. Sebbene queste magnifiche creature possano vivere fino a venticinque anni, i cacciatori le tengono per circa dieci anni. Quando arriva il momento, l’aquila viene rilasciata per vivere gli ultimi anni della sua vita in libertà, sperando che si riproduca e garantisca così il futuro della sua specie.

I cacciatori iniziano il loro addestramento all’età di tredici anni, immergendosi così nell’affascinante mondo della caccia con l’aquila reale.

La caccia

L’emozionante caccia inizia all’alba, sulle vette più elevate delle valli. I cacciatori si muovono in piccoli gruppi, composti da tre persone, portando le loro aquile sulle montagne per permettere loro di scrutare le valli sottostanti alla ricerca di volpi, gatti selvatici, lepri e altre prede.

Una volta raggiunte le vette, i cacciatori più esperti si posizionano sui punti più alti, mentre gli altri rimangono a valle, pronti a intervenire nel caso in cui la preda fugga nella loro direzione, aumentando così le possibilità di catturarla.

Quando un cacciatore individua un animale, rimuove il caschetto protettivo dalla testa dell’aquila, che normalmente serve a mantenerla tranquilla, e la rilascia. Il cacciatore emette un richiamo caratteristico, in modo che l’aquila capisca che è giunto il momento di attaccare.

Se la caccia ha successo, il cacciatore scuoia la volpe e utilizza la sua carne per nutrire l’aquila, mentre la pelliccia viene utilizzata per creare indumenti caldi o venduta per ottenere denaro necessario per acquistare beni di prima necessità e sostenere le famiglie durante i rigidi mesi invernali.

Eagle Hunter – Kirghizistan

La caccia con l’aquila in Kirghizistan

Anche in Kirghizistan è una delle antiche tradizioni e da qui è iniziato il mio viaggio in Asia centrale con la conseguente voglia di esplorare.

Se i cavalli sono “le ali” del popolo kirghiso, la caccia all’aquila occupava un posto speciale nella vita dei nomadi, soprattutto nei tempi passati. Ho avuto l’opportunità di incontrare di persona Salavat, il miglior cacciatore di aquile ai Nomad World Games e assistere al suo spettacolo di aquile.

Lui e suo fratello minore Arslanbek mi hanno rivelato i segreti dell’addestramento di questi maestosi rapaci.

Sono le cinque del pomeriggio quando arriviamo e Salavat si staglia a cavallo in cima alla collina dominando il paesaggio ed elevando la sua aquila in alto col braccio destro. Lì accanto Arslanbek segue i movimenti e impara. Mentre il sole scivola dietro alle alte montagne kirghise e le ombre si allungano al suolo nella luce calda del tramonto.

E’ affascinante. Epico. Unico.

Luca Oliveri – Kirghizistan

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